FALSIFICAZIONI APPORTATE ALLA BIBBIA


Una delle accuse che è stata sempre fatta dai Cattolici romani ai Protestanti sin dai tempi della Riforma è quella di avere falsi­ficato la Bibbia per sostenere le loro dottrine sbagliate! Questa è la ragione per c
ui la curia romana aveva dato ordine ai suoi seguaci di non leggere Bibbie ‘protestanti’, e di gettarle nel fuoco nel caso entrassero in possesso di esse.
Questa naturalmen­te era ed è una calunnia per tenere il popolo lontano dalle Bibbie tradotte fedelmente, ma anche per evitare ai Cattolici di leggere Bibbie che non portassero ai margini le note cosiddette esplicative – ma che in effetti sono fuorvianti – poste dai traduttori cattolici per ordine del papa nelle loro Bibbie.

Ora, con questo, non vogliamo dire che le Bibbie tradotte dai Protestanti (uso questo termine solo per distinguerle dalle Bibbie cattoliche) siano delle traduzioni perfette, ma solo che non è vero che esse siano state contorte per sostenere eresie. 
Ma vediamo ora di dimostrare come siano stati invece i Cattolici a falsificare la Bibbia e non i Protestanti. Innanzi tutto farò riferimento ad alcune Bibbie cattoliche di alcuni secoli fa. Quella pubblicata a Bordeaux nel 1686 per comando dell’arcivescovo e col consenso dei dottori in Teologia della Università di quella città, e quella di monsignor De Sacy. E poi quella italiana, chiamata di Antonio Marti­ni, arcivescovo di Firenze, che porta la data del 1799. 
Qualcuno dirà: ‘Ma perché ricor­darle?’ Per far capire come la chiesa cattolica romana, per mantenere il popolo nell’ignoranza e lontano dalla verità e affossato nelle tenebre delle sue eresie, nei secoli passati ha fatto ricorso anche alla manomissione delle Scritture come hanno fatto nel corso dei secoli tanti e tanti scellerati a loro perdizione.
-  Versione pubblicata a Bordeaux nel 1686, e quella di De Sacy.

In Luca si legge: ‘Son père et sa mère faisaient chaque année un pelerinage à Jérusalem’ ossia ‘Suo padre e sua madre facevano tutti gli anni un pellegrinaggio a Gerusalemme’; mentre il testo dice: “Or i suoi genitori andavano ogni anno a Gerusalemme…”.
 [
Luca 2:41] 

E’ evidente che i Cattolici che leggevano queste parole pensavano che i pellegrinaggi che erano prescritti loro come opere di penitenza avevano una certa base biblica.
Sempre in Luca si legge: ‘Tu serviras de latrie à lui seul’ ossia ‘Tu servirai di latria a lui solo’; mentre Gesù rispose a Satana: “Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto”. [Luca 4:8] 

Con questa manomissione ai Cattolici veniva fatto credere che solo Dio doveva essere servito con il culto di latria, mentre Maria e i santi no; questi potevano essere serviti ma con un altro culto! Maria con quello di
 iperdulia e i santi con quello di dulia, secondo i sofismi papisti.
Negli Atti si legge: ‘Or, comme ils offroient au Seigneur le sacrifice de la messe, et ils jeùnoient, le S. Esprit leur dit…’ ossia ‘Ora mentre essi offrivano al Signore il sacrifi­cio della messa e digiunavano, lo Spirito Santo disse loro…’; mentre la traduzione fedele dice: “Mentre facevano il pubblico servigio del Signore, e digiu­navano, lo Spirito Santo disse:…”. [Atti 13:2 (Diod.)] 

Così i Cattolici pensavano che la messa era celebrata anche al tempo degli apostoli, quando questo è falso.
Nella prima epistola ai Corinzi è scritto: ‘Si l’oeuvre de quelqu’un brule, il en portera la peine, mais il sera sauvé quant à luy, ainsi toute fois come par le feu du purgatoire’ ossia ‘Se l’opera di alcuno brucia, egli ne porterà il danno; ma sarà salvato in modo però, che sarà come per lo fuoco del purgatorio’; mentre il testo dice: “Se l’opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attra­verso il fuoco”. [1 Cor. 3:15] 

E così quei Cattolici che leggevano quel Nuovo Testamento credevano che l’apostolo Paolo credeva nel purgatorio della chiesa romana, quando ciò è falso.
Sempre nella prima epistola ai Corinzi si legge: ‘A ceux qui sont conjoints par le sacrement du mariage je leur commande..’ ossia ‘A quelli che sono congiunti mediante il sacramento del matrimonio, io ordino loro…’; mentre il testo dice: “Ma ai coniugi ordino…”. [1 Cor. 7:10] 

Così i Cattolici credevano che Paolo riteneva il matrimonio un sacramento, quando ciò non è vero.
Nella seconda epistola ai Corinzi si legge: ‘Ne vous joignez point par sacrement du mariage avec les infidèles’ ossia ‘Non vi unite per nulla mediante il sacramento del matrimonio con gli infedeli’; mentre il testo dice: “Non vi mettete con gl’infedeli”. [2 Cor. 6:14]
Nella prima epistola di Paolo a Timoteo si legge: ‘Or l’Esprit dit clairement qu’en derniers temps, quelques uns se separeront de la foy romaine, en se donnant aux esprits d’erreur et aux doctrines enseignées par les diables’ ossia ‘Or lo Spirito Santo dice chiaramente che negli ultimi giorni alcuni si separeranno dalla fede romana dandosi agli spiriti dell’errore e alle dottrine insegnate dai diavoli’; mentre il testo dice: ‘Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demonî”. [1 Tim. 4:1]

E così quei Cattolici che lessero quelle parole credettero che coloro che si erano separati dalla chiesa cattolica romana (perché questa insegnava un altro Vangelo), avevano dato retta a dottrine di demoni!! Più avanti si legge che uomini proferiranno menzogna segnati di un marchio nella loro coscienza ‘condamnant le sacrement du mariage’ ossia ‘condannando il sacramento del matrimonio’; mentre il testo dice; ‘I quali vieteranno il matrimonio”.
 [
1 Tim. 4:3]

In questa maniera i riformatori che non accettavano il matrimonio come sacramento venivano fatti passare come gli uomini ipocriti di cui aveva parlato Paolo.
Nella lettera di Paolo ai Galati si legge: ‘O Galates insensés, qui vous a ensorcelés, pour faire que vous n’obéissiez pas à la verité? N’avez-vous pas Jésus Christ portrait devant vos yeux comme crucifix entre vous?’ ossia ‘O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, per fare sì che voi non ubbidiate alla verità? Non avete voi Gesù Cristo dipinto davanti ai vostri occhi come crocifisso tra di voi?’; mentre il testo dice: “O Galati insensati, chi v’ha ammaliati, voi, dinanzi agli occhi de’ quali Gesù Cristo crocifisso è stato ritratto al vivo?”. [Gal. 3:1]


La manomissione aveva come scopo quello di fare pensare che l’immagine dipinta di Cristo crocifisso era in uso presso le chiese fondate dall’apostolo Paolo.
Nella lettera agli Ebrei si legge: ‘les murs de Jéricho tombèrent après une procession de sept jours’ ossia ‘‘le mura di Gerico caddero dopo una processione di sette giorni’; mentre il testo dice che “..le mura di Gerico caddero dopo essere state circuite per sette giorni”. [Ebr. 11:30]


Quindi oltre al pellegrinaggio che facevano Giuseppe e Maria ogni anno a Gerusalemme quei teologi fecero spuntare fuori pure una processione. Naturalmente per sostenere l’efficacia delle processioni cattoliche romane.
Nella prima epistola di Giovanni si legge: ‘Il y a quelque péché qui n’est pas mortel, mais véniel’ ossia ‘C’è qualche peccato che non è mortale, ma veniale’; mentre il testo dice: ‘Ogni iniquità è peccato; e v’è un peccato che non mena a morte”. [1 Giov. 5:17] 

Questa manomissione aveva lo scopo di far credere che non tutti i peccati erano mortali, ma ce ne erano anche di veniali.
Nell’epistola di Giuda si legge: ‘..la foi qui a etè donnèe une fois aux saints par la tradition’ ossia ‘..la fede, che è stata donata ai santi una volta per tutte mediante la tradizione’; mentre il testo dice: “..la fede che è stata una volta per sempre tramandata ai santi”. [Giuda 3]

Questa manomissione aveva lo scopo di fare credere quanto importante fosse la tradizione della chiesa cattolica romana.
Nella lettera di Paolo a Filemone si legge: ‘je vous prie aussi de me préparer un logement. Car j’espére que Dieu me redonnera à vous encore une fois, par le mèrite de vòs prières’ ossia ‘Vi prego pure di prepararmi un alloggio, perché spero che Dio mi ridarà a voi ancora una volta, per il merito delle vostre preghiere’; mentre il testo dice: “Preparami al tempo stesso un alloggio, perché spero che, per le vostre preghiere, io vi sarò donato”. [Filem. 22]


Per i Cattolici le preghiere che fanno acquistano meriti davanti a Dio, in altre parole essi sono dei mezzi tramite cui ci si guadagna la vita eterna; ecco il perché di quest’altra manomissione.
-  Vecchio e Nuovo Testamento secondo la Vulgata (Venezia 1799) tradotto da Antonio Martini.
Nel Vangelo scritto da Matteo si legge: ‘Ed egli non la conosceva sino a quando partorì il suo figliuolo primogenito, e chiamollo per nome Gesù’; mentre il testo dice: “E non la conobbe finch’ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito e gli pose nome Gesù”. [Matt. 1:25]


L’infedeltà sta nel verbo che invece che al passato remoto è stato posto all’imperfetto.
In Marco si legge: ‘Ma dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù andò nella Galilea, predicando il Vangelo del Regno di Dio, e dicendo: è compito il tempo, e si avvicina il Regno di Dio fate penitenza, e credete al Vangelo’; mentre il testo dice: “Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l’evangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete all’evangelo”. [Mar. 1:14,15]

“Ravvedetevi” è diventato ‘fate penitenza’ nella traduzione del Martini per persuadere le persone che Gesù esortava le persone ad andare a confessarsi come prescrive la chiesa cattolica romana in base al suo sacramento della penitenza. Ma oltre al fatto che Gesù non istituì affatto quel sacramento il verbo greco metanoeo non significa fare penitenza ma ‘pentirsi’ o ‘ravvedersi’. [1]
In Luca si legge: ‘Ed entrato l’Angelo da lei, disse: Dio ti salvi, piena di grazia: il Signore è teco’; e così Maria diventa piena di grazia ossia senza peccato e dispensatrice delle grazie. Ma il testo tradotto fedelmente dice: “E l’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è teco”. [Luca 1:28]

Nel testo greco infatti c’è una parola che è un verbo passivo che significa ‘avere ottenuto grazia, favore’. E che Maria ottenne grazia da Dio è confermato dalle successive parole dell’angelo a Maria: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”. [
Luca 1:30]

Qui lo scrittore usa il verbo 
heurisko che significa ‘trovare’. Lo stesso verbo è usato da Paolo quando scrive a Timoteo: ‘Gli conceda il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno”. [
2 Tim. 1:18]

L’espressione greca che significa ‘piena di grazia’ è invece presente in Giov. 1:14 dove si dice che la Parola fatta carne “ha abitato per un tempo fra noi piena di (la parola greca per ‘piena’ usata qui è pleres) grazia”.
Negli Atti degli apostoli si legge: ‘E si adunarono gli Apostoli e i sacerdoti per disaminare questa cosa’; mentre il testo dice: “Allora gli apostoli e gli anziani si raunarono per esaminar la questione”. [Atti 15:6] 

Poco dopo si legge: ‘Allora piacque agli Apostoli e ai sacerdoti con tutta la Chiesa…’; mentre il testo dice: “Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa..”. [
Atti 15:22]

Poco dopo si legge: ‘Ponendo nelle loro mani questa lettera: gli Apostoli e i sacerdoti fratelli, ai fratelli gentili…’; mentre il testo dice: “E scrissero così per loro mezzo: Gli apostoli e i fratelli anziani, ai fratelli di fra i Gentili”.
 [
Atti 15:23]

Più avanti ancora si legge: ‘E passando di città in città raccomanda­vano di osservare le regole stabilite dagli Apostoli e dai sacer­doti che erano in Gerusalemme’; mentre il testo dice: “E passando essi per le città, trasmisero loro, perché le osservassero, le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Geru­salemme”. [
Atti 16:4]

Come potete vedere in questi passi la parola anziani è stata sostituita con sacerdoti. Il motivo è evidente; far credere che nella Chiesa primitiva c’erano i sacerdoti papisti.
Sempre negli Atti si legge: ‘Ma uomini timorati fecero il funerale di Stefano, e fecero gran pianto sopra lui’; mentre invece il testo dice: “E degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui”. [Atti 8:2]

La ragione di questa manomissione era per sostenere i pomposi e costosi funerali della chiesa cattolica romana che fruttavano non pochi soldi ai preti.
Sempre negli Atti si legge: ‘Or mentre essi offerivano al Signore i sacri misteri, e digiunavano, disse loro lo Spirito Santo…’; mentre il testo dice: “E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse…”. [Atti 13:2]

La manomissione di culto in sacri misteri fu fatta per fare credere ai Cattolici che ai tempi degli apostoli si celebrava la messa quando questo non è affatto vero.
Ai Corinzi si legge: ‘Né solo questo ma è stato anche eletto dalle Chiese compagno del nostro pellegrinaggio per questa beneficenza..’; mentre il testo dice: “Non solo, ma egli è stato anche eletto dalle chiese a viaggiare con noi per quest’opera di carità…”. [2 Cor. 8:19]

Così i Cattolici leggevano che gli apostoli erano dediti a un pellegrinaggio, e perciò erano incoraggiati a compie­re i pellegrinaggi prescritti dalla chiesa romana per ottenere il perdono dei loro peccati.
Agli Efesini si legge: ‘Questo sacramento è grande; io però parlo riguardo a Cristo ed alla Chiesa’; mentre il testo dice: “Questo mistero è grande; dico questo, riguardo a Cristo ed alla Chiesa”. [Ef. 5:32]

Questa falsificazione aveva l’intento di sostenere che il matrimonio era un sacramento. [2]

Nel greco c’è 
mysterion che significa ‘mistero’ e non sacramento. Lo stesso termine greco è usato da Paolo quando dice ai Colossesi: “…questo mistero fra i Gentili, che è Cristo in voi, speranza della gloria”. [
Col. 1:27]
Ai Colossesi si legge: ‘Nessuno vi supplanti a suo capriccio per via di umiltà col superstizioso culto degli angeli…’; mentre il testo dice: “Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli angeli…”. [Col. 2:18]

Mettendo supersti­zioso culto degli angeli il Martini cercò di fare capire ai Cattolici che c’era un culto reso agli angeli
che era sbagliato, ma che ce n’era anche uno che era giusto; quello sbagliato era quello superstizioso mentre quello giusto era quello prescritto dalla chiesa cattolica romana perché sincero e verace e non superstizioso!

Questo lo si deduce dalla nota del Martini che dice: ‘Prende di mira, i discepoli di Simone Mago, i quali anteponevano la mediazione degli Angeli a quella di G. C.’, il che significa che anteporre la mediazione di Gesù Cristo a quella degli angeli, quindi non escludendo quest’ultima, sia invece lecito!
Nella prima epistola a Timoteo si legge: ‘Fa adunque di mestieri che il vescovo sia irreprensibile, che abbia preso una moglie sola’; mentre la traduzione fedele è: “Bisogna dunque che il vescovo sia irrepren­sibile, marito di una sola moglie”. [1 Tim. 3:2]

‘I diaconi abbiano preso una sola donna..’; mentre il testo dice: “I diaconi siano mariti di una sola moglie…”. [
1 Tim. 3:12]

E’ evidente il tentativo di annullare il fatto che i vescovi e i diaconi devono essere sposati per potere assumere l’ufficio nella Chiesa.
Sempre in questa epistola si legge: ‘I preti, che governano bene siano reputati meritevoli di doppio onore’; mentre il testo dice: “Gli anziani che tengon bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore”[1 Tim. 5:17]

Ed anche: ‘contro di un prete non ammettere accusa se non con due o tre testimoni’; mentre il testo dice: “Non ricevere accusa contro un anziano, se non sulla deposizione di due, o tre testimoni”. [
1 Tim. 5:19]

Il motivo per cui Martini al posto di anziani e anziano ha messo preti e prete è evidente; fare credere che essi esistevano ai giorni degli apostoli.
In Tito si legge a proposito dell’anziano: ‘Uom, che sia senza taccia, che abbia avuto una sola moglie…’; mentre il testo dice: “Quando si trovi chi sia irreprensibile, marito d’una sola mo­glie,…”. [Tito 1:6]

Anche qui è evidente il tentativo di sostenere il celibato dei preti.
Agli Ebrei si legge: ‘E non vogliate dimenticarvi della beneficenza, e della comunione di carità, imperocchè con tali vittime si guadagna Dio’; mentre il testo dice: “E non dimenticate di esercitar la beneficenza, e di far parte agli altri de’ vostri beni; perché è di tali sacrificî che Dio si compiace”. [Ebr. 13:16]

Ecco come il Martini falsificò questo passo per fare credere che con le opere buone ci si poteva guadagnare la vita eterna. Ma il testo non dice che con la beneficenza si guadagna Dio, ma che Dio prende piacere nella beneficenza e nel fare parte agli altri dei nostri beni essendo questi dei sacrifici spirituali a lui accet­tevoli.
In Giacomo si legge: ‘Havvi egli tra voi chi sia ammalato? Chiami i preti della Chiesa…’; mentre il testo dice: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui…”. [Giac. 5:14]

Il greco presbyteros significa anziani e non preti, ma Martini ha messo preti perché volle fare credere che i preti esistevano ai giorni degli apostoli.
Nell’epistola di Pietro si legge: ‘I sacerdoti adunque: che sono tra di voi, gli scongiuro, io consacerdote, e testimone dei patimenti di Cristo’; mentre il testo dice: “Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro (in greco:sympresbyteros) e testimone delle sofferenze di Cristo…”. [1 Piet. 5:1]

Più avanti si legge ‘Parimenti voi, o giovani, siate soggetti ai sacerdoti’; mentre il testo dice: “Parimente, voi più giovani, siate soggetti agli anziani”. [
1 Piet. 5:5]

E così quei Cattolici d’allora credevano che la loro casta sacerdotale era stata ordi­nata da Dio. Ma la parola greca 
presbyteros - lo ripetiamo – non significa sacerdo­ti, ma anziani; quindi la traduzione del Martini è infedele.
Adesso vediamo alcune falsificazioni operate in Bibbie più recen­ti.
- Nella Bibbia tradotta da Eusebio Tintori (Chieri 1957) diversi passaggi sono stati manomessi nella stessa maniera in cui ha fatto il Martini.

Eccone alcuni:
‘Ed entrato da lei l’angelo, disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco!’;
[
Luca 1:28]
‘Fate penitenza, perché il Regno dei cieli è vicino’;[Matt. 3:2]
‘Da allora incominciò Gesù a predicare e a dire: Fate penitenza, ché il Regno dei cieli è vicino’; [Matt. 4:17]
‘Parimenti voi, o giovani, state soggetti ai sacerdoti’; [1 Piet. 5:5]
‘Gli apostoli e i sacerdoti allora si adunarono per esaminare questa cosa’; [Atti 15:6]
‘I preti che governano bene sian reputati degni di doppio onore’; [1 Tim. 5:17]
‘Contro un prete non ricevere accuse, se non sono provate da due o tre testimoni’; [1 Tim. 5:19]
‘Si ammala qualcheduno tra di voi? Faccia chiamare i preti della chiesa, ed essi preghino sopra di lui, ungendolo coll’olio nel nome del Signore’; [Giac. 5:14]
‘Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non abbia sposato che una sola moglie…’; [1 Tim. 3:2]
‘I diaconi abbiano sposato una sola moglie…’; [1 Tim. 3:12]
‘Questo sacramento è grande io però parlo riguardo a Cristo ed alla Chiesa’; [Ef. 5:32]
‘Nessuno v’inganni a suo capriccio con affettazione di umile e superstizioso culto degli angeli…’. [Col. 2:18]
- Nel Nuovo Testamento tradotto da Fulvio Nardoni (Roma 1966) 
In Marco si legge: ‘Intanto giungono sua madre e i suoi cugini (greco: 
adelfòi) e, stando fuori, mandano a chiamarlo. Ora, una gran folla sedeva intorno a lui, e gli disse­ro: Ecco, tua madre e i tuoi parenti (il greco ha: i tuoi fra­telli) sono là fuori che ti cercano. Ma egli, rispondendo loro, disse: Chi sono mia madre e i miei parenti (greco: adelfòi)? Poi gettando uno sguardo sopra coloro che erano seduti in cerchio intorno a lui, disse: Ecco mia madre e i miei parenti (greco: adelfòi). Chiunque fa la volontà di Dio, egli è mio fratello (greco: adelfòs), mia sorella (adelphe) e mia madre’.

Ma lo stesso testo tradotto fedelmente dice: ‘I suoi fratelli adunque, e sua madre, vennero; e, fermatisi di fuori, mandarono a chiamarlo. Or la moltitudine sedeva d’intorno a lui, e gli disse: Ecco, tua madre, e i tuoi fratelli son là di fuori, e ti cercano. Ma egli rispose loro, dicendo: ‘Chi è mia madre, o chi sono i miei fratelli? E, guardati in giro coloro che gli sedevano d’intorno, disse: Ecco mia madre, e i miei fratelli. Perciocchè, chiunque avrà fatta la volontà di Dio, esso, è mio fratello e mia sorella, e mia madre”.
 [
Mar. 3:31-35 (Diod.)]

Come potete vedere il Nardoni ha tradotto il greco 
adelfos che significa ‘fratello’ in tre modi diversi, prima con cugini, [3] poi con parenti ed infine con fratello a secondo della necessità. La ragione è evidente; non fare leggere che Gesù aveva dei fratelli e delle sorelle [4] figli di Maria. [5]
In Matteo si legge: ‘E senza che egli l’abbia conosciuta, diede alla luce un figlio, e lo chiamò Gesù’; mentre il testo dice: “E non la conobbe finch’ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito e gli pose nome Gesù”. [Matt. 1:25]

Il motivo della manomissione è quello di fare credere che Maria anche dopo avere partorito Gesù non fu conosciuta da Giuseppe.
In Luca si legge: ‘L’Angelo, essendo entrato presso di lei, le disse: ‘Ave, o piena di grazia, il Signore è con te’; mentre il testo dice: “E l’angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia: il Signore è teco”. [Luca 1:28]

Quel ‘pieno di grazia’ è stato messo per sostenere che Maria era nata senza peccato, ma come abbiamo già detto il greco smentisce questa traduzione. E’ chiaro che con queste parole (‘piena di’) che l’angelo Gabriele non disse mai a Maria, i Cattolici riescono a presentare Maria come una donna che aveva in sé ogni grazia, anche quella di essere senza peccato. 


Coloro che hanno adulterato queste parole dell’angelo Gabriele definendo Maria ‘piena di grazia’ hanno voluto così mettere Maria sullo stesso livello del Figliuolo di Dio (anche se a parole dicono che Maria aveva meno grazia di Gesù Cristo) e questo perché di Gesù Cristo è detto che egli era pieno di grazia secondo che é scritto in Giovanni: “E la Parola é stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità”. [Giov. 1:14]


Ecco perché milioni di persone in tutto il mondo sono convinte che Maria era piena di grazia e perciò anche senza peccato; ecco perché molti­tudini di pecore erranti la invocano dicendole: ‘Ave Maria, piena di grazia….’, con la speranza di essere esauditi! E se qualcuno fa notare loro che anche di Stefano è detto che era pieno di grazia? In questo caso rispondono che il ‘piena di grazia’ che l’angelo Gabriele gli disse ‘appare, in un certo modo, come un nome caratteristico che sta al posto di nome proprio; ed per questo che non si può ammettere alcuna somiglianza con S. Stefano (Atti 6,8)…’. Come potete vedere da voi stessi i teologi romani hanno un’astuta risposta da dare anche a questa domanda.
Nella prima lettera di Paolo a Timoteo si legge: ‘Bisogna però che il vescovo sia irreprensibile, non abbia preso moglie che una volta sola’; mentre il testo dice: “Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie…”. [1 Tim. 3:2] 

Il Nardoni nella nota dice: ‘Qui bisogna intendere che il vescovo non deve essere un vedovo passato a seconde nozze’; ecco dunque il motivo per cui ha manomesso quel passo, per fare credere che nella Chiesa primitiva potevano essere eletti vescovi solo coloro che erano senza moglie, cioè i celibi o i vedovi non risposati. Il che noi sappiamo non corrisponde al vero.

Va detto poi che la traduzione del Nardoni fa credere che Paolo abbia detto che i vescovi dovevano essere stati mariti di una moglie sola, per cui un credente che era rimasto vedovo due volte (cioè che era stato marito di due mogli) non poteva ambire all’ufficio di vescovo. Quindi siccome che lui di vescovi mai sposati non ne fa parola, si dovrebbe dedurre che anticamente per essere assunti come vescovi bisognava aspettare di diventare vedovi della prima moglie! Il che è una follia crederlo perché si fa credere che finché un credente era sposato non poteva assumere l’ufficio di vescovo.
Nella lettera di Paolo a Tito si legge: ‘Ma quando si è mostrata la bontà di Dio (Padre), nostro Salvatore, e il suo amore verso l’uomo, egli allora ci ha salvati, non per merito delle opere di giustizia, che noi potevamo avere fatte, ma per la sua misericordia, mediante il battesimo di rigenerazione, in cui lo Spirito Santo ci rinnova, (facendoci una nuova creatura, Spirito) che egli ha diffuso sopra di noi…’; mentre il testo dice: “Ma quando la benignità di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini sono stati manifestati, Egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, ch’Egli ha copiosamente sparso su noi…”. [Tito 3:4-6] 

La ragione per cui Nardoni ha messo ‘il battesimo di rigenerazione in cui lo Spirito Santo ci rinnova’ è per avvalorare la dottrina papista che dice che l’acqua del battesimo ha dallo Spirito Santo la virtù di fare rinascere chi lo riceve.
 [il battesimo]
- Nella Bibbia cattolica, edizioni Paoline, del 1971 (Torino) 

si legge: ‘L’ange­lo, essendo entrato da lei, le disse: Ave, o piena di grazia..’ mentre in realtà si deve leggere che l’angelo le disse:
“Ti saluto, o favorita dalla grazia….”.
[
Luca 1:28]
In Matteo hanno messo: ‘E senza che egli la conoscesse, diede alla luce un figlio, e lo chiamò Gesù’ mentre il testo è: “E non la conobbe finch’ella non ebbe partorito il suo figlio primogenito e gli pose nome Gesù”. [Matt. 1:25]
Negli Atti hanno messo: ‘Fate penitenza e ciascun di voi sia battezzato..’ al posto di: “Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato…”. [Atti 2:38] 

Il greco 
metanoeo significa pentirsi o ravvedersi (il che implica un provare dispiacere verso il proprio modo di pensare o agire sbagliato) e non operare qualche opera di mortificazione corporale o qualche digiuno o qualche opera di penitenza prescritta dalla chiesa romana.

Mettendo ‘fate penitenza’ al posto di ‘ravvedetevi’ la curia romana si è così preposta di fare credere ai lettori della loro Bibbia che per ottenere l’espiazione dei loro peccati devono fare appunto delle opere di penitenza, che abbiamo visto in che cosa consistono, e non che essi si devono solo pentire e credere nel Vangelo.

Il fatto è però che mettendo ‘fate penitenza’ al posto di ravvedetevi essi si sono contraddetti da loro stessi, perché nella teologia papista la penitenza segue il battesimo e non lo precede, mentre in quella maniera risulta che la penitenza è prescritta prima del battesimo!

Sempre negli Atti si legge: ‘Dopo avere pregato e digiunato, ordinarono dei sacerdoti per ciascuna Chie­sa..’; come potete vedere molti Cattolici leggono nelle loro Bibbie che per le chiese furono costituiti dagli apostoli dei preti e non degli anziani, e che essi non furono eletti con l’approvazione delle chiese come invece dice il testo originale: “E fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore..”.
 [
Atti 14:23]
- Nella Bibbia di Gerusalemme (Seconda ediz. 1974) 

queste parole di Matteo:
“Non la conobbe finch’ella non ebbe partorito un figlio; e gli pose nome Gesù”
 [
Matt. 1:25] sono state manomesse dai loro traduttori al fine di difen­dere la perpetua verginità di Maria, infatti i loro traduttori hanno reso il verso così: ‘Senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù’.

Siamo d’accordo che Maria partorì Gesù senza avere conosciuto suo marito Giuseppe; ma non si può essere affatto d’accordo con una simile traduzione che nasconde ai Cattolici che per Maria il non essere conosciuta da Giuseppe fu un qualcosa che durò solo per un tempo dopo il suo matrimonio, cioè fino a quando ella non ebbe partorito Gesù, e non per sempre.
Sempre in questa Bibbia le parole di Pietro: “Sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari” [2 Piet. 1:20] sono state cambiate in: ‘Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione’.

Come potete vedere i traduttori di questa Bibbia cattolica hanno manomesso le Scritture infatti da come hanno tradotto queste parole di Pietro emerge che Pietro avrebbe detto che la Bibbia non la si può interpretare da sé perché l’interpretazione non può essere soggettiva (ma la si deve interpretare come la interpreta il magistero della Chiesa catto­lica!).

Questa è la spiegazione che i teologi danno a questo contorto passo infatti la nota che spiega questo passo nell’edi­zione Paoline del 1971 dice: ‘Dunque i singoli fedeli non possono interpretare a capriccio la Bibbia, ma devono ricevere l’inter­pretazione della Chiesa’.

Ma come abbiamo visto il suddetto passo dell’epistola di Pietro tradotto correttamente dice: ‘Sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari”,
 [
2 Piet. 1:20] il che significa che coloro che scrissero le profe­zie non le scrissero di loro volontà perché quelle loro profezie furono pronunziate dallo Spirito Santo per mezzo di loro quando e come e dove Egli volle.

Quindi da come lo hanno tradotto i Cattolici il suo significato è: ‘L’interpretazione che il lettore dà alla Scrittura non deve essere soggettiva’ (ma deve essere quella data dal magistero); e non più quello originale, e cioè che la Scrittura non è il frutto di un interpretazione personale o di vedute particolari di coloro che l’hanno scritta.

Attenzione; con questo discorso non vogliamo dire che le Scritture si possono interpretare a proprio piacimento, nel senso che uno è libero di interpretarle secondo le sue voglie; ma solo che i credenti possono con l’aiuto di Dio intendere rettamente le Scritture perché lo Spirito di Dio li guida in ogni verità.
- Nella Bibbia edizioni Paoline del 1990 (Sesta ediz.) 
si legge: ‘Sappiate anzi­tutto questo: a nessuna profezia della Scrittura compete una interpretazione soggettiva’.


Mentre come abbiamo poco fa detto
la corretta traduzione è: “Sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari”.
 [
2 Piet. 1:20]

[1] Lo stesso verbo è presente anche in questi versetti: “Essi si ravvidero alla predicazione di Giona” (Luca 11:32); “Se non vi ravvedete, tutti similmente perirete” (Luca 13:3); “E se si pente, perdonagli” (Luca 17:3).

[2] Martini ha tradotto così perché la Vulgata di Girolamo dice: ‘
Sacramentum hoc magnum est…’ ossia ‘questo sacramento è grande’.. Va fatto notare però che nella stessa epistola agli Efesini il Martini ha tradotto lo stesso termine latino sacramentum, usato da Girolamo nel tradurre mysterion, con mistero. Ecco i passi: ‘Ut notum faceret nobis sacramentum suae voluntatis’ (Ef. 1:9 della Vulgata) = ‘Per far noto a noi il mistero della sua volontà’ (Martini); ‘Quoniam secundum revelationem notum mihi factum est sacramentum’ (Ef. 3:3 della Vulgata) = ‘Conciossiaché per rivelazione fu a me notificato questo mistero’ (Martini). Come mai dunque Martini non ha tradotto anche in Ef. 5:32 sacramentum con mistero? Il motivo lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo; per fare credere che il matrimonio era un sacramento.
[3] Si sa che viene asserito da parte cattolica che quei fratelli di Gesù erano i suoi cugini cioè i figli di una sua zia ma il fatto è che la parola greca che significa cugino è anepsios e non adelfos. Per esempio Marco è chiamato il cugino o il figlio della sorella (anepsios) di Barnaba (cfr. Col. 4:10).
[4] Anche le sorelle di Gesù non potevano essere sue cugine perché il greco per cugina è suggenes. Diodati lo ha tradotto così in questo caso: “Ed ecco, Elisabetta, tua cugina, ha eziandio conceputo un figliuolo nella sua vecchiezza” (Luca 1:36). Questo termine significa anche parente; ecco perché Luzzi nella Riveduta nello stesso versetto ha preferito mettere “tua parente” e Diodati lo ha tradotto con parenti dove è detto: “E i suoi vicini e parenti, avendo udito che il Signore…” (Luca 1:58). Nella King James Version (Versione di Re Giacomo) del 1611, nei due versetti citati il termine è stato tradotto con cugina e con cugini.
[5] Lo stesso brano tradotto dal Nardoni in quella maniera, nell’ediz. Paoline del 1990 è tradotto così: ‘Giungono poi sua madre e i suoi fratelli, che, fermatisi di fuori, lo mandano a chiamare. La folla intanto gli stava seduta intorno. Gli dicono: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli, fuori, ti cercano. Risponde loro: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Poi, guardando in giro quelli che gli sedevano intorno, dice: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volontà di Dio, questi è mio fratello, mia sorella e mia madre’. Quindi, persino una versione cattolica smentisce la traduzione del Nardoni.
Tratto da:

G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana
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