DOCUMENTO STORICO AL TEMPO DELLA RIFORMA - Roma e la Bibbia


DOCUMENTO STORICO AL TEMPO DELLA RIFORMA ROMA E LA BIBBIAFoglio B - n. 1088 - vol. II - pagg. 641-650


Sotto questo titolo la rivista settimanale "The Truth" (La verità) pubblicata in Gerusalemme , in data 3 novembre 1911, un articolo che cita un documento conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, il quale contiene alcuni consigli che i Cardinali diedero al Papa Giulio III all'epoca della sua elezione alla Santa Sede nell'anno 1550.



Questo documento racchiude i seguenti brani:

"Fra tutti i consigli che possiamo avere a presentare alla Sua Santità, ne riserviamo il più importante in ultimo; Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti ed intervenire con tutta la potenza nostra nell'affare che abbiamo da considerare".

"La lettura del Vangelo non deve essere permessa che il meno possibile specialmente nelle lingue moderne, e nei paesi sottomessi alla vostra autorità. Il pochissimo che vien letto generalmente alla messa, dovrebbe bastare e devesi proibire a chiunque di leggere di più". Finché il popolo si contenterà di quel poco, i vostri interessi prospereranno; ma nel momento che se ne vorrà leggere di più, i vostri interessi cominceranno a soffrire".

"Ecco il libro, che più di nessun altro, provocò contro di noi le ribellioni, le tempeste che hanno arrischiato perderci. Difatti, se alcuno esamina accuratamente l'insegnamento della Bibbia e lo paragona a quanto succede nelle nostre chiese, troverà ben presto le contraddizioni e vedrà che il nostro insegnamento spesso si scarta da quello della Bibbia e più spesso ancora è in opposizione ad essa".

"Se il popolo si rende conto di questo, ci provocherà senza requie finche tutto venga svelato ed allora diventeremo l'oggetto della derisione e dell'odio universale. È necessario dunque che la Bibbia venga tolta e strappata dalle mani del popolo, però con gran prudenza per non provocare tumulti".


                                  ______________


Lo stesso testo, con l'aggiunta dei nomi dei cardinali, si trova anche nel libro Roma Papale, di Luigi Desanctis (Firenze, 1882):

Nella biblioteca imperiale di Parigi esiste un prezioso documento (in foglio B. N. 1088, vol. 2 pag. 641-650); esso porta il titolo: Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa romana. Il documento è in latino, ma prima di tradurre la parte che riguarda il nostro tema, ne daremo un cenno storico.

Nel 1553, papa Giulio III, non sapendo quali ostacoli opporre al progresso della Riforma religiosa, sentiva vacillarsi sul capo il triregno. Allora pensò saviamente a prendere dei provvedimenti. Fece riunire in Bologna i tre più dotti vescovi di quel tempo, col mandato di consultare con tutta serietà, e proporre poi al papa i rimedi che avrebbero giudicati opportuni per salvare la curia romana. I prelati, dopo lunga deliberazione, presentarono al papa uno scritto da loro firmato che conteneva il risultato delle loro deliberazioni. Quel lungo scritto finisce con queste parole:

"Finalmente (fra tutti i consigli che noi possiamo dare a V. B., abbiamo lasciato per ultimo il più necessario) in questo debbono aprirsi gli occhi, e debbono farsi tutti gli sforzi, acciò per quanto meno si possa si permetta la lettura del Vangelo, specialmente in lingua volgare, in tutti quei paesi che sono sotto la vostra giurisdizione. Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa nè più di quello sia permesso di leggere a chicchessia. Fino che gli uomini si contentarono di quel poco, gl'interessi della Santità Vostra prosperarono, ma quando si volle leggere più oltre, allora incominciarono a decadere. Quel libro insomma è quello che più di ogni altro ha suscitati contro noi quei turbini, e quelle tempeste per le quali è mancato poco che non fossimo interamente perduti. Ed in vero, se qualcuno lo esamina diligentemente, e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese, si avvedrà tosto della discordanza, e vedrà la nostra dottrina molte volte diversa e più spesso ancora ad essa contraria; la qual cosa se si comprendesse dal popolo, non cesserebbe di reclamare contro di noi, fino a tanto che non sia il tutto divulgato, ed allora diverremmo l'oggetto del dispregio e dell'odio universale. Però bisogna sottrarre la Bibbia alla vista del popolo, ma con grande cautela per non suscitare tumulti.

Bononiae, 20 Octobris 1553.


VINCENTIUS De DURANTIBUS, Episc. Thermulorum Brisciensis.EGIDIUS FALCETA, Episc. Caprulen.GHERARDUS BUSDRAGUS, Episc. Thessalonicensis


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