Ex prete gesuita parla della chiesa cattolica romana e dell’ecumenismo




Nel presentare il suo libro autobiografico ‘Un uomo in fuga’, Edoardo Labanchi, ex prete gesuita convertitosi a Cristo molti anni fa, il quale adesso ha 80 anni, afferma alcune cose sulla chiesa cattolica romana e sui cattolici romani e sull’ecumenismo che ritengo utile farvele ascoltare. Sono cose che noi gridiamo da molti anni, ma lui le dice da ex prete gesuita per cui desidero che le ascoltiate. Chi ha orecchi da udire quindi, ODA.

USCITE E SEPARATEVI DALLE CHIESE CHE FANNO ECUMENISMO, NON IMPORTA DI CHE TIPO DI ECUMENISMO SI TRATTA. (G. Butindaro)

Leggete qui la sua testimonianza ‘Ero un prete gesuita…’

[*] L'incredibile storia di un ex gesuita raccontata in un bellissimo libro. Un volume che vi farà conoscere l'ordine della Compagnia di Gesù, mostrando sia i limiti di questa istituzione religiosa sia le incongruenze dottrinali del cattolicesimo romano e vi sorprenderà, portandovi a scoprire come l'autore ha infine trovato la libertà, la pace e la salvezza.

''È come se avessi seguito un programma di vita, ma non progettato da me, ma da Dio che - ne sono sicuro - ha sempre guidato la mia vita pur nel misterioso rispetto delle mie scelte. Misterioso perché Dio non può essere condizionato nei suoi piani eterni da niente e da nessuno. Tutto questo è avvenuto sebbene, come dimostrerò, io sia stato sempre, in un modo o in un altro, "un uomo in fuga", in fuga dalle mie responsabilità nei confronti della mia famiglia, dalle varie inevitabili difficoltà della vita. Ma, grazie a Dio, la mia fuga si è fermata in Cristo, mio Signore e Salvatore.'' - Edoardo Labanchi

Verbitsky: non fidatevi di Bergoglio, è un grande attore


Fare la predica ai cattivi, con un unico obiettivo: evitare che i buoni si ribellino davvero. «Quando celebrerà la sua prima messa in una via di Trastevere o nella stazione Termini di Roma, e parlerà delle persone sfruttate dagli insensibili che hanno chiuso il loro cuore a Cristo», avverte Horacio Verbitsky, «ci sarà chi si dichiarerà entusiasta del tanto invocato rinnovamento ecclesiastico». Ma guai a lasciarsi fuorviare dalle parole di un “professionista” consumato come Jorge Bergoglio, ammonisce il prestigioso giornalista argentino, grande accusatore del nuovo pontefice «populista e conservatore», pronto a soccorrere i poveri solo dopo aver fatto terra bruciata attorno ai veri difensori del popolo, civili e religiosi. Il copione del film è già scritto: «I giornalisti amici racconteranno che ha viaggiato in metro o in bus», e i fedeli «ascolteranno le sue omelie recitate con i gesti di un attore nelle quali le parabole bibliche coesisteranno con la parola chiara del popolo». Tutto questo, mentre le redazioni di Buenos Aires vengono tempestate di telefonate: i parenti deidesaparecidos sono indignati, addolorati, amareggiati.
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