E' la storia di una suora trattata come schiava. Sotto ricatto psicologico, si era sottoposta a visita ginecologica per far certificare la sua verginità messa in dubbio dalla responsabile della Congregazione. Vessazioni, cure mediche negate, mortificazioni e punizioni come «il bacio al pavimento».
In due articoli, l´11 e il 12 aprile 2008, Repubblica aveva raccontato il calvario della religiosa, 48 anni, di origine filippina: «Mi sono decisa a denunciare i soprusi dopo aver ricevuto dalla madre superiora l´invito scritto a restituire l´abito, il velo, il crocifisso e l´anello, i simboli della mia consacrazione, della mia appartenenza perpetua alla Congregazione».
Per anni, dal 2002 al 2007, la suora ha chiesto aiuto a sacerdoti e consorelle raccontando i maltrattamenti subiti (da lei e da altre due consorelle) nel convento che, a poche decine di metri dal Gemelli, accoglie per 25 euro al giorno i familiari dei pazienti ricoverati. Nessuno, l´aveva ascoltata. Ora, dopo la richiesta del pm Nicola Maiorano, il gup Annamaria Gavoni ha deciso che per la madre superiora ci sarà il processo, il 22 dicembre prossimo, con l´accusa di maltrattamenti.
E' il 26 novembre scorso quando il pm chiede al gip il rinvio a giudizio della madre superiora, 70 anni, per «aver costretto la suora a turni di lavoro massacranti, privandola dell´assistenza sanitaria anche di fronte a patologie visibili e nonostante richieste pressanti di aiuto, di aver sottoposto la religiosa ad angherie e soprusi come la minaccia del trasferimento in Indonesia e facendola vivere in uno stato di soggezione fino al punto di costringerla a scappare dal convento».
La madre superiora ha sempre respinto le accuse (confermate da due consorelle), sostenendo che fossero inventate e dichiarandosi vittima di una vendetta. «La mia assistita», commenta Teresa Manente, avvocato della suora filippina, «è stata ospitata per diversi mesi in un centro gestito dall´associazione Differenza Donna, dove ha potuto trovare sostegno psicologico e assistenza legale».Fonte: http://