Il problema dell'usura nella Chiesa non muore certo con Callisto ,infatti nel 443 d.C. papa Leone I, con la lettera Ut nobis gratulationem, condanna la pratica dell'usura da parte dei chierici.
Ma chi era un chierico?
Un chierico era colui che pur non avendo ancora ricevuto gli Ordini maggiori (suddiaconato, diaconato e presbiterato), era già indirizzato ad essi o comunque era entrato a far parte del clero (ricevendo uno o più ordini minori).
Quindi era un membro della Chiesa a tutti gli effetti. E grazie al prestito a usura, sotto il pontificato di Leone I, costituiscono una classe molto ricca.
Nonostante il monito del papa, la situzione va via via peggiorando con la crescita demografica e lo sviluppo del commercio, a tal punto che il Concilio Lateranense II del 1139 condanna, insieme alla simonia, anche l'usura. Ma non si tratta di una condanna netta e definitiva.
Bisogna considerare, infatti, che la Chiesa in quegli anni aveva il controllo del mercato agricolo e imprenditoriale non solo nel proprio Stato. In quest'ottica si capisce meglio come sia ricchi che poveri chiedessero un prestito alla Chiesa, che aveva grande liquidità.
Tanti prestiti quanti rischi. Un pur moderato interesse,quindi,non era sufficente a leggittimare il prestito. Si partiva dal presupposto che ogni richiesta di denaro nascesse da una situazione di difficoltà. Al tasso di interesse,perciò, si sommano nel tempo alcuni titoli: lucrum cessans,damnum emergens,pericolum sortis.
Il lucro cessante era definito come il mancato guadagno,che si sarebbe ottenuto mediante un diverso impiego del denaro. Per danno emergente si intendeva il danno subito in relazione al prestito effettuato.
Il pericolum sortis era il fattore di rischio,cioè la possibilità anche elevata di perdere il capitale prestato. Proprio del "periculum sortis" parla Gregorio X nela lettera Naviganti,in cui ne ammette la liceità.
Ma il riconoscimento ufficile di questo titolo avviene con Innoncenzo X (1574-1665 d.C.), in relazione alla concessione di un prestito ai cristiani di Cina. Ebbene le decisioni romane del 1645 approvarono la concessione di prestiti ai cinesi,con un prestito che poteva arrivare al 30% dato l'elevato rischio di perdere il capitale.
La diffusione sempre maggiore del prestito a usura avviene con la nascita dei Monti di Pietà nel XV secolo, su iniziativa dei Francescani per erogare prestiti di piccola entità in cambio di un pegno.
Il primo Monte di Pietà nasce ad Ascoli Piceno nel 1458, a seguito dell'enciclica Regimini Universalis emanata nel 1455 da Callisto II, che ammette un certo guadagno per certi tipi di contratto.
Questa concessione spinge il Domenicano Giovanni Eck, amico del banchiere Fugger, a sostenere la liceità di un prestito con interesse al 5% anche se in realtà costituisce usura.
Se questo non bastasse a ciò si aggiunge che il prestito ha scadenza di tre o sei mesi rinnovabili, certo, ma con interesse ovviamente aumentato. Nonostante ciò il Concilio Lateranense V del 1515 con la bolla Inter multiplices approva gli interessi acquisiti dai Monti di Pietà. e quindi l'interesse è benedetto.
Il 9 settembre 1539 viene fondato il Monte di Pietà di Roma con una bolla emanata da Paolo III.I capitali necessari al funzionamento dell'istituto dalla carità pubblica.da lasciti o da benificenza.
I prestiti vengono concessi a fronte del pegno di oggetti , preziosi o di altro genere. Si conferma il tasso d'interesse al 5% e il tempo di scadenza da 3 a 6 mesi rinnovabili, naturalmente con un interesse maggiore.
Gli affari vanno così bene al Monte che diventa nel tempo la maggiore istituzione sulla piazza romana acquisendo nel 1584 la gestione della Zecca Pontificia.
A partire dal XVII secolo i Monti di Pietà si inseriscono nel contesto bancario e , accanto agli oggetti, iniziano ad accettare come pegno il deposito di somme,così che l'interesse viene ridotto al 3%.
La camuffata opera di usura continua dunque a esistere e si cerca di soffocare il problema.
Nel 1745 Benedetto XIV nell'enciclica Vix pervenit conferma che non si può chiedere denaro per il per il puro e semplice interesse monetario, ma è lecito pretendere l'interesse nei casi di lucro cessante e di danno emergente.
Come a dire che l'usura non è ammessa ma è impossibile eliminarla. Specie se ingrossa le casse dello Stato Pontificio. E rende così bene che tanti Monti dei Pegni diventeranno banche cattoliche. In fondo come disse Marcinkus "Non si può governare la Chiesa con le Ave Maria"
Bibliografia
I peccati del Vaticano,pag 89-90Chiesa, usura e debito estero
http://it.wikipedia.org/
La religiosidad medieval en España: Plena Edad Media (ss. XI-XII)