Anche Giovanni Paolo II sapeva degli abusi commessi dall’ormai defunto padre Lawrence Murphy. E’ quanto emerge dai documenti in possesso dell’Arcidiocesi di Milwaukee.
In una lunga lettera, inedita, datata 12 Febbraio 1995, una delle vittime racconta le violenze subite, gli effetti traumatici derivati dagli abusi e di aver informato l’allora vescovo George Weakland.
La missiva era indirizzata al suo aguzzino, padre Murphy, ed inviata in copia al vescovo Weakland e a Giovanni Paolo II Vedi il dossier – Scarica il dossier
La sconvolgente lettera (Dossier Lawrence Murphy, pagg. 1-7) descrive nei particolari gli abusi commessi da padre Lawrence: «mi ricordo di quando un mio amico volle diventare cattolico e così mi chiese di essere suo padrino,» scrive la vittima. «Lo hai battezzato e poi lo hai molestato dopo la confessione. E’ disgustoso,» continua.
Oltre alla lettera inviata anche a Giovanni Paolo II, il nostro dossier contiene numerose testimonianze di altrettante vittime archiviate dall’Arcidiocesi di Milwaukee.
Le autorità Vaticane, tra cui il futuro Papa Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone e l’allora Papa Giovanni Paolo II erano a conoscenza dei fatti ma non venne preso alcun provvedimento.
Nel 1993 l’arcidiocesi di Milwaukee incaricò la psicoterapista Kathy Lyn Walter, esperta nei disordini sessuali, di condurre delle sedute con padre Murphy (Dossier Lawrence Murphy, parte 2, pag. 24. Vedi il dossier –Scarica il dossier).
Il sacerdote venne sottoposto a 13 ore di interrogatorio, durante il quale la dottoressa scrisse numerosi appunti (Dossier Lawrence Murphy, parte 2, pagg. 2-23).
Ne emerse il quadro di un “pedofilo tipico” e fu raccomandato il trattamento psicologico per maniaci sessuali, l’accompagnamento pastorale e la restrizione dell’attività ministeriale.
Nel 1996 il vescovo Weakland scrisse a Joseph Ratzinger chiedendo consiglio sulla “procedura da seguire”, senza però ottenere risposta.
Otto mesi più tardi, il cardinale Bertone risponde al vescovo Weakland chiedendo che venga avviato un processo canonico segreto, che potenzialmente poteva culminare con la riduzione allo stato laicale di padre Murphy.
La priorità degli alti ranghi vaticani era proteggere la Chiesa dallo scandalo.
Il processo, però, fu fermato dallo stesso Bertone quando Lawrence Murphy scrisse al cardinale Ratzinger obiettando di non poter essere processato in quanto era già pentito e non godeva di buona salute ed, inoltre, il caso era già caduto in prescrizione.
«Voglio semplicemente vivere il tempo che mi rimane nella dignità del mio sacerdozio», scriveva Murphy a Ratzinger. «Chiedo la sua gentile assistenza in questa faccenda.»
Padre Murphy non è stato mai punito per gli abusi commessi e nel 1974 fu solo spostato – in sordina – dall’arcivescovo William Cousins, «con quello che verrà chiamato ”temporaneo ritiro per malattia”», alla Diocesi di Superior nel nord Wisconsin, dove ha trascorso i suoi ultimi 24 anni di vita lavorando liberamente tra i bambini nelle parrocchie, nelle scuole e in un centro di detenzione giovanile.
E’ morto, ancora prete, nel 1998.
Benedetto XVI è stato accusato anche in Germania di aver coperto un prete pedofilo, permettendo il suo trasferimento, quando, 30 anni fa, era arcivescovo di Monaco.
Accuse di questo genere non sono nuove per Benedetto XVI: già nel 2005 era stato chiamato in causa, come imputato, in un processo avviato nel Texas per aver “cospirato nella copertura degli abusi sessuali subiti da 3 ragazzi”.
L’ambasciata Vaticana di Washington fece pressione sul governo statunitense perché si adoperasse nel garantire a Ratzinger l’immunità, facendo quanto in loro potere perché il caso venisse archiviato.
Un episodio analogo si verificò nel 1994, quando fu archiviato un procedimento a carico di Giovanni Paolo II su richiesta del governo degli Stati Uniti.