Quello che pensa la Massoneria del Concilio Vaticano II


Ecco quello che pensa la Massoneria del Concilio Vaticano II: sono parole del massone Gustavo Raffi, che quando le pronunciò nel 2012 era gran maestro del Grande Oriente d’Italia.

Il suo giudizio non poteva che essere favorevole perché è cosa risaputa che dietro il Vaticano II c’era la Massoneria. Giovanni XXIII e Paolo VI infatti – sotto i quali dal 1962 al 1965 si svolse il Concilio Vaticano II – erano affiliati alla Massoneria, e anche i cardinali e i vescovi che più si adoperarono per indirizzare il Concilio Vaticano II in senso ‘modernista’ erano tutti massoni, di grado più o meno elevato. 


Il Vaticano II fu una svolta storica per la Chiesa Cattolica Romana perché con esso si aprì al dialogo ecumenico con i protestanti e al dialogo interreligioso, che sono azioni fortemente promosse dalla Massoneria in quanto il suo obbiettivo è quello di creare una religione universale infatti nelle Costituzioni massoniche del 1723 si legge: «L’idea della Massoneria è di riunire tutte le religioni e creare una religione universale: religione nella quale tutti gli uomini si accordano».
«Il Vaticano II ha insegnato ai credenti il valore del dialogo come metodo che rende possibile l’incontro tra gli uomini, al di là di ogni credo o appartenenza; a sentirsi parte di una comunità in movimento. A noi laici, ha insegnato a riconoscere l’umanità della Chiesa. Dopo cinquanta anni, questo messaggio di pace, di concordia e di affratellamento tra tutti gli uomini è più che mai vivo e necessario per reagire alla crisi di valori che minaccia il nostro mondo moderno», ha detto Gustavo Raffi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, ricordando l’anniversario dell’apertura dei lavori del Concilio ecumenico Vaticano II.

«Il Concilio – ha proseguito Raffi – obbligò gli uomini di Chiesa al confronto con la società nel momento in cui questa andava aprendosi alla modernità. Tra i risultati, una nuova concezione di una istituzione che rischiava di restare chiusa nella torre d’avorio della dottrina e che invece decise di aprire le porte agli uomini. Spiace dover constatare oggi che questa grande spinta verso una visione più umana della Chiesa sia stata poi sostituita da un arroccamento dogmatico, da un atteggiamento di chiusura aprioristica», ha sottolineato.

«La Massoneria, ormai da secoli, insegna a guardare oltre gli orizzonti dei dogmi e delle differenze – ha fatto notare Raffi – aprendo il cuore all’incontro con l’altro, con una nuova disposizione di conoscenza e rispetto. Auguriamo alla Chiesa di tornare ad aprirsi al mondo, ispirandosi proprio a quella breve e coraggiosa primavera rappresentata dal Concilio Vaticano e dall’esempio troppo spesso dimenticato di Papa Montini, e che accetti di dialogare, senza pregiudizi, con tutti gli uomini di buona volontà».
Fonte: http://www.grandeoriente.it/media/244069/Voce-Repubblicana-13-10-12.pdf
Questa è la ragione per cui sia alla morte di Giovanni XXIII che di quella di Paolo VI, la Massoneria ebbe delle belle parole su di loro.
Ecco infatti l’elogio funebre fatto dalla Massoneria messicana in occasione della morte di Giovanni XXIII:

«LA GRAN LOGGIA OCCIDENTALE MESSICANA dei massoni liberi e accettati a riguardo del decesso di PAPA GIOVANNI XXIII rende pubblico il suo dolore per la scomparsa di questo grande uomo, che venne a rivoluzionare le idee, il pensiero e le forme della liturgia cattolica romana. LE ENCICLICHE MATER ET MAGISTRA E PACEM IN TERRIS hanno rivoluzionato i concetti in favore dei DIRITTI DELL’UOMO E DELLA SUA LIBERTA’. L’umanità ha perso un grande uomo e noi massoni riconosciamo i suoi elevati principî, il suo umanitarismo e la sua condizione di GRANDE LIBERALE. Guadajara, Messico, 3 giugno 1963 – GRAN LOGGIA OCCIDENTALE MESSICANA Lic. Josè Guadalupe Zuno Ildez.»

Ed ecco l’elogio funebre fatto da Giordano Gamberini, ex gran maestro del Grande Oriente d’Italia, apparso su La Rivista Massonica (nº 5, luglio 1978), in occasione della morte di Paolo VI

«Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanna di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande religione occidentale non in istato di ostilità coi massoni». E conclude: «Per la prima volta, nella Storia, i massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né contraddizione».
Chi dunque ha orecchi da udire, oda
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