LA FRODE DELLE RELIQUIE

I Cattolici romani si vantano di possedere reliquie di ogni genere, e che ne abbiano di ogni genere è cosa vera che nessuno può smentire. Ora menzioneremo alcune di queste reliquie facendo presente i casi in cui esse sono moltiplicate.
Il corpo di Andrea apostolo si trova in diversi luoghi, la sua testa pure.
Giacomo, il fratello del Signore, ha diversi corpi in altrettanti luoghi, e diverse teste.
La testa di Giovanni Battista si trova in diversi luoghi.
Ci sono anche diversi ombelichi di Gesù, e in giro ci sarebbe persino il prepuzio di Gesù, (o meglio i prepuzi di Gesù perché anche questo si è moltiplicato). Ma di Gesù ci sarebbe pure un suo dente da latte, e dei suoi capelli, le unghie, una lacrima. Inoltre ci sono diverse reliquie che hanno una qualche relazione con Gesù: un pezzo di pane che avanzò nel miracolo della moltiplicazione dei pani alle cinquemila persone, la culla, le fasce in cui fu avvolto quando era bambino, e un pezzetto di pane avanzato alla cena del Signore, l’asciugamano col quale asciugò i piedi agli apostoli.

Le reliquie della croce su cui fu crocifisso Gesù, che la chiesa romana asserisce di possedere qua e là nei suoi templi di idoli e che vengono venerate specialmente il ‘Venerdì Santo’, sono così numerose che se si unissero assieme formerebbe­ro decine di croci. La chiesa cattolica romana dice di possedere anche gli scalini del pretorio di Pilato che Gesù avrebbe salito (formano la ‘scala santa’) la corona di spine che fu messa dai soldati sul capo di Gesù (le spine della corona sparse per tutto il mondo sono così numerose che mettendole assieme verrebbero fuori centinaia di corone); la canna che fu data in mano a Gesù dopo che fu vestito di porpora; i chiodi con cui fu crocifisso Gesù (non meno di ventinove centri europei affermano di possedere un sacro chiodo); la lancia con cui il soldato trafisse il costato di Gesù sulla croce (diversi luoghi ce l’hanno); la spugna con cui gli dettero da bere i soldati sulla croce; il lenzuolo dove sarebbe stato avvolto il corpo di Gesù (la cosiddetta sacra sindone custodita e venerata a Torino), e persino il sangue e l’acqua uscito dal suo costato trafitto!
Qui in Italia esiste pure la casa di Maria a Nazareth (dove le fu annunciata la nascita di Gesù); gli angeli l’avrebbero trasportata dalla terra d’Israele in Italia e precisamente a Loreto (nel 1295) dopo averla fatta sostare prima in Dalmazia e poi a Recanati! [1] Ma di Maria esiste pure il suo latte, dei suoi capelli, il suo velo, l’anello sposalizio, il pettine e diverse immagini miracolose venute dal cielo.
Dell’apostolo Paolo la chiesa romana possiede il corpo, alcuni peli della sua barba, e tante e tante ossa; oltre che la colonna sulla quale gli fu tagliata la testa e la sciabola che lo decapitò!
Dell’apostolo Pietro il corpo è a Roma; in altri luoghi ci sono il bastone, una sua pantofola, la spada con la quale tagliò l’orecchio al servo del sommo sacerdote, la cattedra ossia la seggiola dalla quale lui predicava, la croce su cui fu crocifisso, e le catene con cui fu incatenato in Palestina e in Roma (di queste catene si dice che un giorno venute a contatto si saldarono miracolosamente formando una catena unica); ed anche una pietra, conservata nel loro luogo di culto dedicato a ‘S. Francesca Romana al Foro’ sulla quale sarebbero rimaste impresse le ginocchia di Pietro mentre pregava Dio di punire la superbia di Simon Mago che s’innalzava nell’aria!
La chiesa cattolica romana ha pure le pietre con cui fu lapidato Stefano, e le monete che ricevette Giuda dal sinedrio in cambio di Gesù, il laccio con cui Giuda si impiccò, e il respiro che Giuseppe marito di Maria mandò mentre spaccava la legna (lo avrebbe raccolto in una bottiglia un angelo)!
Che dire di tutte queste reliquie? Imposture, solo imposture che le servono a tirare fuori dalle tasche di tante persone tanti soldi, e a fare apparire la chiesa cattolica romana come una sorte di custode delle ‘prove’ dell’autenticità del cristianesimo.
Sulle false reliquie che possiede la chiesa cattolica romana si potrebbe scrivere molto di più. Noi però ce ne asteniamo. Questo basta.[2]
[1] A proposito dei pellegrinaggi a Loreto ritengo opportuno riferirvi questi episodi avvenuti al tempo del fascismo in Italia. Nel luglio del 1937 era sottosegretario agli Scambi e alle Valute Felice Guarneri e a motivo della gravissima situazione valutaria il governo fascista fu costretto a prendere drastiche misure per ridurre al minimo i viaggi collettivi degli italiani all’estero. Il direttore generale per il turismo Oreste Bonomi, in un promemoria fece presente al Guarneri le ragioni religiose, valutarie e turistiche che consigliavano di fare un eccezione per il pellegrinaggio a Lourdes, sottolineando che un divieto assoluto da parte del governo avrebbe potuto comportare gravissime ritorsioni da parte della Francia contro l’Italia (dato che i turisti francesi in Italia erano in continuo aumento). Il Guarneri sottopose il promemoria a Mussolini, il quale – dice il Guarneri – ‘vi scrisse di suo pugno, in grosse lettere a lapis blu la seguente nota: ‘No – preferire il prodotto nazionale anche e soprattutto nei miracoli. M.’ (Felice Guarneri, Battaglie economiche fra le due guerre, Bologna 1988, pag. 771). Felice Guarneri racconta anche il colloquio che ebbe, su questo delicato problema, con il presidente dell’Opera Italiana dei Pellegrinaggi, principe di Napoli, Rampolla: ‘Parlando con lui da italiano a italiano, da cattolico a cattolico, gli feci presente che la nostra situazione non consentiva di far fronte al totale fabbisogno di valuta che l’organizzazione tradizionale dei pellegrinaggi italiani a Lourdes richiedeva. Occorreva, quindi, trovare un modus vivendi, che l’Opera Italiana dei Pellegrinaggi avrebbe potuto fortemente aiutare a realizzare, riducendo entro limiti sopportabili le sue iniziative per Lourdes, e rendendo nello stesso tempo più attive le iniziative verso i grandi santuari nostri, quali Loreto e Pompei, così cari al cuore degli italiani. Il mio interlocutore comprese, non mi fece promesse, ma io riportai dal colloquio la certezza che egli avrebbe orientato nel senso da me espresso la sua azione. E così avvenne in realtà’ (Ibid., pag. 771-772). E conclude il racconto dicendo: ‘Fu così che un santuario di grande tradizione religiosa, come Loreto, il quale andava quasi deserto, vide di lì innanzi folle di credenti prostrarsi davanti al miracolo della ‘santa casa’ (Ibid., pag. 772).
[2] Per un approfondimento sulla storia e sulla moltiplicazione delle reliquie vantate dalla chiesa cattolica romana si veda il Dizionario delle Reliquie e dei Santi della Chiesa di Roma, Firenze 1888, presso la Biblioteca Valdese di Roma. Ed anche James Bentley, Ossa senza pace, 1985.

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I MIRACOLI FALSI OPERATI DALLE RELIQUIE DEI LORO SANTI

Secondo il catechismo romano la chiesa cattolica romana prima di canonizzare uno dei suoi membri deve prima riconoscere ‘due miracoli operati dopo la morte di tale servo di Dio’,
[
Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 284] e dopo averlo beatificato riconoscerne altri due; in tutto quattro quindi.
Che succede dunque? Che all’improvviso si sentono raccontare dei miracoli operati da quello o da quell’altro morto (che spesso vengono attribuite alle reliquie del morto). Queste storie di miracoli mai avvenuti hanno tutto l’interesse a propagandarle proprio coloro che hanno domandato la canonizzazione del defunto (che possono essere un ordine, una famiglia, o una diocesi); perché essi sanno che senza miracoli non può avvenire la sua canonizza­zione, e perciò non può essere proposto ufficialmente alla invo­cazione pubblica. 
Naturalmente, oltre che i miracoli falsi occor­rono anche tanti soldi per la canonizzazione ma questo non preoccupa i falsari perché sanno che alla fine tutto quello che hanno speso lo ritroveranno. Non mancheranno infatti folle di pellegrini che attirati al santuario dove vengono conservate le miracolose reliquie del loro santo porteranno denaro nelle loro casse. Questa dunque della constatazione di almeno quattro miracoli da parte del morto per essere canonizzato santo è un eresia che genera delle imposture perché noi sappiamo che i morti non possono fare miracoli. 
Ma intanto il diavolo tramite questa eresia continua a sedurre milioni e milioni di persone per tutto il mondo facendogli credere che Tizio, Caio e Sempronio fanno miracoli dopo morti per cui meritano di essere prima beatificati e poi canonizzati. Quando invece essi sono nell’Ades a piangere e a stridere i denti dal dolore perché sulla terra avevano riposto la loro fiducia nelle eresie della chiesa cattolica romana e morirono nei loro peccati. Beati quelli che hanno occhi e vedono, orecchie e sentono; perché essi hanno conosciuto la verità che li ha resi liberi da queste menzogne papiste.
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LA VENERAZIONE DELLE RELIQUIE 
È IDOLATRIA

Eccoci ad un’altra pratica della chiesa romana che è da riprovare perché menzogna: la venerazione dei corpi dei morti o di alcuni loro resti che essi dicono reliquie. 
Cominciamo col dire che non è vero che i corpi che essi dicono di venerare siano stati i corpi di uomini veramente santi perché come abbiamo visto per santo la Parola di Dio non intende un uomo che abbia esercitato ‘virtù eroiche’ per guadagnarsi per mezzo di esse il paradiso (perché un tale, secondo la Scrittura, è un peccatore), ma un uomo che ha creduto nel Signore ed é stato giustificato per grazia e santificato mediante lo Spirito Santo. Vi ricordo a tale proposito che Paolo quando scrisse ai santi di Corinto si rivolse a tutti loro come “ai santificati in Cristo Gesù”,[1Cor. 1:2] e che disse a tutti loro che avevano creduto: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?”.[1Cor.3:16]

Quindi è errato pensare che esista una categoria di perso­ne che dopo che sono morte si possono dichiarare santi perché hanno compiuto delle opere di carità a favore dei deboli al fine di guadagnarsi la vita eterna. Ma noi diciamo pure che quand’anche colui che é morto sia stato durante la sua vita un vero santo, cioè un credente in Cristo Gesù che è stato d’esempio ai credenti perché ha imitato Cristo Gesù, il suo corpo non deve essere affatto venerato come non deve essere affatto visitata periodicamente la sua tomba come se su di essa si potesse ottenere qualche grazia. Questo lo diciamo fondandoci sul fatto che i santi antichi quando morivano dei loro confratelli non cominciavano a venerare per nulla i loro corpi. Ecco alcuni passi della Scrittura che attestano ciò.
-  Quando morì Giovanni il Battista, (di cui la Scrittura dice che mentre era in vita Erode aveva soggezione “sapendolo uomo giusto e santo”,[Mar.6:20] e che era stato ripieno dello Spirito Santo sin dal seno di sua madre [Cfr.Luca1:15]) i suoi discepoli “andarono a prendere il suo corpo e lo deposero in un sepolcro”;[Mar.6:29] ma non é che i suoi discepo­li da allora cominciarono a venerarne il corpo decapitato andando al sepolcro a pregare.
-  Stefano era un uomo pieno di Spirito Santo che faceva gran segni e prodigi fra i Giudei, e quando morì lapidato dai Giudei avvenne che “degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui”.[Atti 8:2] Ecco che cosa é lecito fare per un morto; seppellirlo con onore e fare cordoglio per lui, ma niente di più.
Andare al sepolcro dove è seppellito un credente che visse santa­mente colla convinzione che toccando la sua tomba si possa otte­nere una grazia da Dio è solo superstizione, quindi un sentimento che non procede da Dio.

Un credente ci può aiutare mentre è in vita facendoci del bene, pregando per noi ecc., ma una volta che egli muore non è più in grado di fare alcun ché di buono in nostro favore perché se ne va in cielo alla presenza del Signore: per questo è del tutto illu­sorio affidarsi a sue presunte intercessioni presso Dio o credere che egli può fare dei miracoli a pro dei viventi anche da morto. Noi dobbiamo venerare l’Iddio che ha dimorato nel corpo dei santi e non i loro corpi morti che hanno veduto la corruzione.
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ALCUNE PAROLE A PROPOSITO DELL'INTERPRETAZIONE DATA A CERTI PASSI DELLA SCRITTURE PER SOSTENERE LA VENERAZIONE DELLE RELIQUIE

Per quanto riguarda la prima Scrittura, citata dai teologi papisti a conferma della venerazione delle reliquie, bisogna dire che il morto fu gettato nel sepolcro di Eliseo da coloro che lo dovevano seppellire per il fatto che furono presi dalla paura di una banda di Moabiti che essi videro lì nei pressi. Quindi il morto non fu portato da quegli uomini e messo in quel sepolcro perché essi erano convinti che se gli avessero fatto toccare le ossa del corpo del profeta Eliseo esso sarebbe tornato in vita. Possiamo dire quindi che questo avvenne ‘per caso’. 
E’ bene precisare però che noi non crediamo nel caso come la gente del mondo perché Gesù ha detto che non può cadere a terra un solo passero senza la volontà di Dio, perciò crediamo che questo fatto avvenne per volontà di Dio. Ma anche se quel morto risuscitò per la volontà e la potenza di Dio quando toccò le ossa del profeta Eliseo, noi non siamo autorizzati dalla Parola a portare i nostri morti presso il sepolcro di qualche ministro di Dio che sulla terra guariva gli ammalati per farglieli toccare perché così risusciteranno. Noi non attribuiamo nessuna virtù soprannaturale a nessun corpo morto di qualsiasi ministro di Dio; noi non attribuiamo nessuna virtù particolare a parti del suo corpo, alla sua cenere o ad oggetti da lui lasciati sulla terra perché non siamo persone superstizio­se. Noi non crediamo, come invece lo credeva Agostino, che Dio conceda dei benefici agli uomini tramite le reliquie di un suo santo uomo in virtù della sua intercessione.
Per quanto riguarda la seconda Scrittura citata dai teologi papisti bisogna dire che noi crediamo che anche oggi in particolari casi, quando lo vuole Dio, mediante un grembiule o un asciugatoio, che é stato sul corpo di un ministro del Vangelo che ha doni di guarigioni o il dono di potenza d’operare miracoli, posto sul corpo di infermi essi possano guarire mediante la loro fede nel Signore e per la poten­za di Dio: (sia ben chiaro però che noi, benché crediamo questo, non siamo di quelli che pregano sui fazzoletti o chiedono ai credenti di portare dei vestiti dei malati per pregare sui vestiti). Ma da qui a dire veneriamo i corpi dei santi morti ‘perché per mezzo dei residui dei loro corpi che noi diciamo reliquie, Dio concede agli uomini non pochi benefizi’ [Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 285] ci passa una grandissima differenza.
Per riassumere diciamo quindi che non si devono assolutamente venerare i corpi o parte dei corpi od oggetti di credenti morti pensando che per mezzo di essi Dio conceda delle guarigioni perché questo comportamento è idolatrico. Dio nella sua Chiesa ha stabilito i miracoli e i doni delle guarigioni e dice che se uno è malato deve chiamare gli anziani della Chiesa affinché preghino su lui ungendolo d’olio nel nome del Signore. Egli non dice all’ammalato di andare a visitare la tomba o la reliquia di un suo servo morto, ma gli ordina di aver fede in Lui per ricevere la guarigione. Guarigione che otterrà non per l’intercessione in cielo di qualche santo ma solo per la mediazione di Gesù Cristo che è alla destra di Dio perché è nel suo nome che gli anziani pregano sull’ammalato o che altri credenti pregano Dio di guarirlo.
Badate a voi stessi fratelli perché la venerazione delle reliquie dei santi è collegata alla dottrina dell’intercessione dei santi in cielo: sono due cose inseparabili. Chi venera le reliquie di qualcuno morto crede pure che quel morto prega Dio per lui; e chi si mette a credere che i morti intercedono per i vivi si mette pure a venerare le loro reliquie. E tutto questo porta l’uomo a non appoggiarsi sulla mediazione di Gesù Cristo, il Vivente, a non ritenere che essa sia sufficiente per ottenere la guarigione. Gesù Cristo è risorto, è in cielo con il suo corpo, per la fede nel suo nome si riceve la guarigione come qualsiasi altro beneficio di Dio. Abbiate piena fiducia in Dio Padre ed anche nel suo Figliuolo Gesù che prega per noi alla sua destra.
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LA SEDUZIONE PERPETRATA PER MEZZO DELLE RELIQUIE
Satana è riuscito a sedurre moltitudini di persone anche mediante la venerazione delle reliquie insegnata dai Cattolici. Oggi ci sono un pò da per tutto santuari cattolici, basiliche e altri luoghi di culto della chiesa cattolica, dove è detto vengono custodite ogni sorta di reliquie, dai capel­li, la mascella, il braccio, la testa di diversi loro cosiddetti santi o qualche loro oggetto, a pezzi di legno che vengono fatti credere residui della croce su cui fu crocifisso Gesù.

Tutto questo ha portato molte persone a offrire il loro culto alle reliquie e difatti ci sono le funzioni religiose in onore di esse. Basti ricordare una per tutte e cioè quella che ogni anno ha luogo nella basilica che porta il nome di Pietro a Roma in onore della ‘cattedra di Pietro’. Pensate che i Cattolici per sostenere che l’apostolo Pietro ha esercitato l’ufficio di papa a Roma hanno fatto spuntare pure la sedia con spalliera sulla quale Pietro si sarebbe seduto quando presiedeva le raunanze della Chiesa! Ma a Roma non c’é solo ‘la cattedra di Pietro’ ma anche le catene con cui Pietro fu legato (con una in Gerusalemme per ordine di Erode e con l’altra in Roma per ordine di Nerone), il carcere dove egli fu messo ed anche la tomba in cui egli sarebbe sepolto; insomma c’é tutto quello che serve ai Cattolici per attestare con certezza che Pietro venne in Roma (della sua venuta a Roma ne parla la tradizione ma non la sacra Scrittura) e ad avvalorare la loro favola artificiosamente composta sul papato di Pietro a Roma.

Che cosa ci insegna tutto questo? Che quello delle reliquie è un potente strumento nelle mani di Satana per fare credere ogni sorta di leggende alle persone.
A molti Cattolici non importa proprio nulla se la Scrittura tace attorno a molte cose o dice il contrario di quello che la loro tradizione secolare dice; essi si fanno forti del fatto che esiste una storia a riguardo di un pezzo di legno o di un pezzo di carne putrefatta o di un osso o di qualcosa d’altro ed in quella credono ciecamente senza mettere in discussione la cosa.
Ma noi diciamo: quand’anche Pietro fosse stato a Roma, quand’anche la Scrittu­ra avesse detto che egli predicò il Vangelo in questa città e anche il luogo preciso dove egli poi sarebbe stato messo a morte, ma che privilegi avrebbe mai potuto conferire tutto ciò alla Chiesa di Roma? Che superiorità avrebbe mai potuto reclamare la Chiesa di Roma sulle altre chiese? Ma quali virtù soprannaturali avremmo potuto attribuire alla sua tomba?
Agli oggetti che gli uomini di Dio hanno lasciato sulla terra non bisogna dare quell’importanza che non hanno; e non bisogna attri­buirgli neppure poteri soprannaturali, perché in questo caso si farebbe posto pian piano al diavolo che sa come sfruttare le debolezze dei mortali.
Tratto da:
G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana
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