I pentecostali sono in Italia dal 1908, e durante il periodo fascista subirono la persecuzione. Non tutti lo sanno, ma quando si parla di leggi razziali si dimentica che esiste una specifica legge che riguarda il Movimento Pentecostale, quella del 9 aprile 1935, a firma del sottosegretario all’interno, Biffarini Guidi, controfirmata dal ministro Bocchini, del governo Mussolini, la circolare n. 600/158 (Archivio di Stato serie PS GI busta 26 fasc. 299 1-c-z), che vietava il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto, si affermava, “esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all' integrità fisica e psichica della razza”.
A seguito di questa infame legge, molte chiese pentecostali furono chiuse, i pastori mandati al confine o imprigionati, insieme a molti semplici credenti, perché sorpresi a pregare nelle case private o in campagna.
Secondo alcuni storici, molti furono i pentecostali uccisi nei campi di sterminio nazisti, insieme ai malati psichici, in tutto tra i 200.000 e i 250.000. Uno dei pastori più importati del Movimento Pentecostale italiano, Roberto Bracco (*), fu arrestato per ben 17 volte.